Arte e Passione • 16 Giugno 2025

Dalla passione al patrimonio: il metodo Emblème per il collezionismo consapevole

Il 4 giugno 2025, nella cornice del MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, si è tenuto il seminario “Classic Cars tra collezionismo e istituzioni museali. Specificità emergenti in campo normativo, fiscale e assicurativo”, promosso dallo studio legale Pavesio e Associati with Negri-Clementi. All’interno di questo scenario, Giulia Tosetti, CEO e fondatrice di Emblème, è intervenuta con una riflessione ampia e trasversale, che ha spostato il focus tecnico verso una prospettiva culturale, offrendo una visione strategica e narrativa del collezionismo contemporaneo.

Il collezionismo come gesto culturale

“Il museo esiste perché ha una collezione, e grazie alle professionalità che vi lavorano, la conserva, la monitora, la gestisce — ma soprattutto la narra, per mantenerla viva e parte del patrimonio collettivo. Anche le collezioni private, nate spesso da visioni individuali, hanno bisogno di essere conservate, monitorate, gestite e narrate. Non solo per un pubblico più ampio, ma prima di tutto per raccontare e fermare la propria storia.” – ha affermato Giulia Tosetti nel suo intervento.

L’approccio proposto da Emblème si radica in questa consapevolezza: la collezione non è soltanto un aggregato di beni, ma una costellazione di storie, di relazioni, di valori simbolici e materiali. Renderla comprensibile significa strutturare il racconto, costruire connessioni, conservare le informazioni, ma anche restituirle in una forma accessibile, organica, coerente.

In questo senso, ogni collezione privata può essere considerata come un piccolo ecosistema culturale, che merita di essere trattato con lo stesso rigore e la stessa visione strategica con cui si gestiscono i patrimoni pubblici. Il metodo Emblème nasce proprio da questa tensione: mutuare le best practices museali e metterle al servizio della sfera privata, con strumenti concreti, sicuri e durevoli.

“Il collezionismo nasce spesso da un’intuizione individuale, da una passione potente, persino ossessiva. Ma è proprio per questo che occorre pensare a strumenti che rendano questa passione ereditabile, comprensibile e rispettata.”

La collezione come patrimonio identitario

Durante l’incontro, Giulia Tosetti ha più volte sottolineato come la collezione — che si tratti di un’autovettura storica, di un’opera d’arte o di un manoscritto — rappresenti un patrimonio identitario, personale e insieme collettivo.

“Spesso ciò che sopravvive alle fluttuazioni del mercato o alle discontinuità generazionali è proprio la storia che siamo riusciti a raccontare. Una storia ben documentata, coerente, fondata, può essere l’elemento che salva una collezione dal rischio di dispersione o svalutazione.”

È per questo che Emblème insiste sull’importanza di “fermare la propria storia”. Di costruire una memoria ordinata e accessibile, in grado di accompagnare la collezione nel tempo. Un gesto che non è solo tecnico, ma profondamente culturale.

Il Caveau Digitale® Emblème: uno spazio per la memoria

Al centro dell’intervento, anche una dimostrazione concreta delle funzionalità del Caveau Digitale® Emblème, piattaforma sviluppata per ospitare in modo sicuro e interattivo le informazioni relative a una collezione.

Non si tratta solo di uno strumento di archiviazione, ma di un vero e proprio ambiente narrativo, dotato di filtri semantici, tag tematici, linee temporali e schede dinamiche che permettono di connettere ogni oggetto al suo contesto, ai suoi riferimenti culturali, alla sua storia di provenienza.

“Il nostro obiettivo non è solo interrogare un database, ma vivere un racconto. Un racconto che evolve, che si aggiorna, che si arricchisce nel tempo.”

Nel Caveau Digitale® Emblème trovano spazio la scheda tecnica, la cartella fotografica, la documentazione legale, il valore assicurativo, ma anche — e soprattutto — la voce del collezionista, il suo punto di vista, le sue scelte, le sue passioni.