Arte e Passione • 12 Novembre 2024

Arte, imprese e fondazioni: il Rapporto Annuale del Giornale dell’Arte | Intervista a Giulia Tosetti

Alla voce “gestire”, Giulia Tosetti, CEO Emblème, racconta il nostro metodo Emblème, volto a restituire la parte identitaria e valoriale della collezione.

“Dietro ogni collezione aziendale non c’è soltanto la (lungimirante) passione di imprenditori (illuminati), ma occorrono ormai figure professionali capaci di renderle un patrimonio legittimato per la collettività”. Se ne parla sul Rapporto Annuale Arte, Imprese & Fondazioni 2024, allegato al Giornale dell’Arte di novembre 2024, grazie al contributo di tre professionisti.

Si legge dall’articolo:

Ciò che credo renda affascinante il nostro lavoro è contribuire a costruire una «cultura della collezione», ovvero approcciare l’insieme dei beni che ci troviamo a ordinare e gestire secondo quel complesso di attenzioni e linee guida che regolano la cura, la messa a sistema e la valorizzazione delle collezioni, insiemi di beni predisposti per diventare un dispositivo armonico di conoscenza, in grado di trasmettere valori e contenuti. Così, una delle priorità che si presentano a chi raccoglie o ricostruisce i dati relativi a ogni bene è la progressiva riduzione della frammentarietà delle informazioni, volta a creare correlazioni specifiche tra oggetti, proprietari e contenuti. Questo approccio assume ulteriore utilità quando, come spesso accade nel privato, si opera su insiemi eterogenei di beni, magari tramandati nei vari passaggi generazionali.

Ogni progetto di catalogazione e archiviazione di collezioni, sia corporate sia istituzionali sia private, porta con sé obiettivi peculiari e distinti. Esiste tuttavia sempre una traccia, alcuni punti cardine che ritengo imprescindibili per accrescere il valore tangibile e intangibile delle collezioni, e per la tutela di chi le custodisce. Questi sono principalmente cinque e costituiscono una sorta di minimo comun denominatore, che prescinde dalla specificità dei singoli progetti.

  • Un’accurata mappatura fisica degli oggetti che includa una loro puntuale catalogazione.
  • Il perseguimento di una due diligence documentale per la ricostruzione esatta e completa delle informazioni di ciascun bene.
  • Il monitoraggio conservativo, per una manutenzione ordinaria e straordinaria della collezione, che permette, oltre alla gestione di attività periodiche, un controllo specifico iniziale sulle condizioni di conservazione, con l’introduzione di eventuali azioni correttive immediate sulle strategie di esposizione o imballaggio.
  • La restituzione della collezione come un unicum interconnesso, per un patrimonio misurabile e trasmissibile.
  • L’opportunità di dispensare chi detenga la custodia della collezione dagli oneri della sua gestione, per concentrarsi appieno sulle scelte strategiche conseguenti e sulla fruizione.

Con questa visione generale è nata Emblème, società rivolta a privati, aziende e istituzioni, che cura e gestisce collezioni, patrimoni di passione e di memoria, con un metodo volto a restituire la componente identitaria e valoriale di chi le detiene. Alla base del lavoro vi è l’idea di porre l’oggetto, con i suoi dati fisici e intangibili, al centro di una mappa di relazioni che congiuntamente concorrono a restituire una vera e propria storia della collezione. Per questo abbiamo messo a punto un nostro metodo per catalogare, archiviare, valorizzare e raccontare nuclei omogenei o eterogenei di beni, nel caso del privato, nella più vincolante riservatezza. Come parte di questo metodo vi è stata la creazione di un team diversificato per disporre, in maniera efficiente, di maggiori competenze e capacità di gestione dei dati, anche quando numericamente molto rilevanti, come più frequentemente accade in caso di società o istituzioni. Per ogni progetto viene così definito un gruppo ad hoc, guidato da un unico responsabile, che può mettere a disposizione una rete professionale selezionata in base alle necessità, oppure interfacciarsi e collaborare con i professionisti già coinvolti nella collezione. È parte degli strumenti di Emblème, oltre alla rete di professionisti, anche la collaborazione costante con figure come fotografi e conservatori specializzati; così come il Caveau Digitale, una piattaforma proprietaria ad accesso riservato che riunisce in un unico luogo ogni aspetto della vita dell’opera o dell’oggetto censito e della collezione nel suo insieme e che permette di creare narrazioni, percorsi trasversali e nuove letture approfondite. Credo infatti che costruire la memoria di una collezione sia parte fondante del lavoro di chi gestisce collezioni: non è solo tenere traccia delle informazioni, dei dati scientifici e fisici legati a un oggetto o a un’opera d’arte, o la ricostruzione meticolosa di questi ove mancanti. È qualcosa di più intimo: è la ricerca e la narrazione della morfologia di una collezione, di quell’insieme di circostanze, di storie, di motivazioni e di dati storico-critici che nel loro insieme concorrono a definire l’identità di chi l’ha creata. Questa costruzione di memoria e di racconto, che sia di un collezionista, di una famiglia, di una società, che riguardi opere d’arte o altri beni, alla fine si estrinseca sempre in una sorta di linguaggio universale tipico di tutte le collezioni e che è davvero necessario raccogliere e fotografare, così che possa diventare un bene tramandabile, con un archivio digitale o con un libro, un audio, un video racconto o altri strumenti.

Immagine: Il Giornale dell’Arte n.455, novembre 2024